lunedì 17 ottobre 2011

Una cella in due


Romolo, avvocato coatto, truffaldino, che dice di prendere il Viagra come tranquillante, un giorno viene denunciato dalla moglie che si vendica del suo tradimento con la segretaria/arrampicatrice sociale di turno. In carcere erano finite le singole e gli tocca quindi dividere il “soggiorno” con Angelo, disoccupato con la sindrome da “peter pan” e quella per Goldrake e Mazinga, stampati anche dietro la sua camicia. Nel suo cuore, un amore non ricambiato per la migliore amica e un'amicizia nascente e rocambolesca con Romolo e Manolo, un Massimo Ceccherini nel ruolo di psicopatico che emette due battute e trecento rumori gutturali.
Nicola Barnaba passa dal piccolo al grande schermo puntando sul ‘cavallo sicuro' della commedia un po' natalizia di buoni sentimenti con attori di appeal come i comici Enzo Salvi e Maurizio Battista, che esordisce al cinema dopo un'esperienza con Avati ne Il figlio più piccolo. Sono interpreti sinceri che hanno intesa e volontà ma sono ostacolati ancora dalla trappola della gag e quando fanno capolino nel lato più profondo di questa commedia, cioè la storia di amicizia fra i due, sprofondano in performance da migliorare.
Rivedibile anche la promessa di una Cella in due che nella locandina propone un film d'evasione e, più di un delizioso gioco di parole con la location del film, non si trova. Nei novanta minuti si resta in una ‘cella' fatta da collaudato format: due o tre facce televisive forti (per esempio Maurizio Battista, attore di teatro ma conosciuto al grande pubblico per Colorado Cafè, o la coprotagonista Nicole Murgia, star di Tutti i pazzi per Amore) abbinate al genere commedia light ma con tanto zucchero di amicizia e lieto fine. Non si tratta di condannare la longa manus dell'influenze del genere televisivo che produce titani economici da “belle giornate” o “immaturi", anche perché gli Usa dimostrano che la tv può insegnare al cinema; si tratta forse di capire che le formulette da marketing aiutano, ma al cinema serve sempre qualcosa in più che i calcoli e le “scommesse sicure” non sanno.
Consoliamoci col piccolo ruolo di Gianni Ferreri, un avvocato caduto in disgrazia che impreziosisce la pellicola con brio e bravura. Anche i backstage nei titoli di coda sono molto divertenti, un segno magari augurale affinché la coda di un film non indimenticabile diventi capo per un cinema migliore.
Thanks to Mymovies
Qualità 9/10


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